Alle Capre!

Per curare al meglio questo blog, dovrei essere una critica d' arte, una critica letteraria, una cinefila e critica musicale. Non sono nessuno tra tutti questi. Ma posso assicurare di conoscere il mio stile di vita e ve lo mostrerò!

mercoledì 12 dicembre 2012

Il passero metallaro


D'in su la vetta della torre maledetta,
Passero metallaro, alla campagna norvegese
Cantando in screaming vai finchè non more qualcuno;
Ed erra l'armonia per questa tetra valle.
Autunno dintorno
Oscura nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla s'indurisce il core.
Odi caproni belar, muggire armenti;
Glii altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille growl,
Pur festeggiando il lor tempo migliore in un concertazzo del Wacken:
Tu gotico, pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti in clean, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore di crisanteme.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume del corvo il mio! Sollazzo e riso finto con il rossetto nero e il cerone,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco norvegese natio,
Passo del viver mio l'autunno.
Questo giorno ch'omai cede la sera,
Festeggiar il Waken si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla chitarra elettrica,
Odi spesso un tonar di ferree batteria,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù metallara del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni pogo,headbanging, diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno piovoso e cupo,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù metallara vien meno.

Tu solingo augellin metallaro, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume da corvo
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni nostra vaghezza
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia voto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? Che di me stesso?
Ahi pentiromi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.

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